23/04/2019

Zingaretti, il blitz nel paese dei boss

Andremo a Castelvetrano perché è una sfida che parla a tutto il Paese. La vittoria del centrosinistra può contribuire a rompere le troppe collusioni e complicità che stanno caratterizzando la latitanza di uno dei boss più rappresentativi di Cosa Nostra


di Concetto Vecchio, La Repubblica, 21 aprile 2019

Nicola Zingaretti mercoledì sarà a Castelvetrano, in Sicilia, nella patria del superlatitante Matteo Messina Denaro. «L’ombra della mafia è arrivata a palazzo Chigi?» si chiede il leader Pd. «Occorre chiarezza, perché lo scenario che sembra affacciarsi è gravissimo e inquietante», cosi spiega il senso del blitz a Repubblica. Porta infatti al mafioso più ricercato d’Italia l’inchiesta che coinvolge il sottosegretario leghista Armando Siri. Paolo Franco Arata, l’imprenditore che lo avrebbe corrotto, sarebbe in affari con Vito Nicastri, il re dell’eolico vicino al clan di Messina Denaro. Perciò il leader scenderà in provincia di Trapani per un’iniziativa politica al fianco del candidato sindaco dei democratici. Pasquale Calamia. Il Comune è commissariato da due anni. «La lotta alla mafia è la nostra priorità», dice Zingaretti.

Il Pd ha annunciato una mozione di sfiducia al premier Conte. È stato il presidente dei senatori Andrea Marcucci a illustrarne le ragioni: «Venga in aula a spiegare lo stato della situazione relativa a Siri. Il braccio di ferro tra Lega e M5s impone al presidente del consiglio immediati chiarimenti anche sulla reale salute della coalizione».

«L’Italia è paralizzata da continui litigi dei due alleati complici dello sfascio. Sono uniti solo dalle poltrone che occupano, non hanno nessuna idea sul futuro del Paese che ha bisogno di lavoro, investimenti, infrastrutture. Il teatrino delle polemiche deve finire», spiega Zingaretti.

Una mozione di sfiducia contro un sottosegretario non è ammessa dai regolamenti parlamentari, motivano dal Pd, e quindi l’atto di sfiducia riguarderà il governo nella sua interezza. Perché avventurarsi su un terreno che, numeri alla mano, vede il Pd battuto in partenza, posto che Berlusconi si è smarcato subito per garantismo nei confronti di Siri?

Probabilmente – è il ragionamento – Lega e M5s saranno compatti nel respingere la mozione, a quel punto sarà smascherato il gioco di Di Maio e Salvini che fingono di litigare, facendo maggioranza e opposizione allo stesso tempo. Col voto – spiegano i democratici – leghisti e grillini si prenderanno le loro responsabilità davanti al Paese, così finisce il teatrino delle liti di giorno e degli accordi di notte. Secondo Zingaretti quello tra Di Maio e Salvini è un gioco delle parti, di due «compiici alleati». Un disegno cinico che «sta portando l’Italia allo sfascio».

Questa doppia mossa è anche un modo per uscire un po’ dall’angolo delle ultime settimane. L’effetto primarie si è attenuato. Il Pd, che secondo taluni sondaggi aveva superato l’M5S, è stimato nelle ultime rilevazioni come terzo partito, sotto il 20 per cento.

Dice Zingaretti: «Andremo a Castelvetrano perché è una sfida che parla a tutto il Paese. La vittoria del centrosinistra può contribuire a rompere le troppe collusioni e complicità che stanno caratterizzando la latitanza di uno dei boss più rappresentativi di Cosa Nostra». Aggiunge: «Costruiamo un’altra possibile alternativa al governo “Salvimaio”, cominciando dal rapporto con gli italiani onesti. Saremo lì anche per ribadire il nostro sostegno all’attività degli investigatori che stanno avvicinandosi alla cattura dell’ultimo boss della mafia stragista. Pasquale Calamia con suo rigore morale può rappresentare la rivoluzione della legalità, così com’è successo a Casal di Principe con il sindaco Renato Natale».

Silvio Berlusconi, invece, non si unirà al Pd sulla mozione di sfiducia, «perché farlo sulla base di un sospetto, prima ancora che cominci un processo? È il solito drammatico errore della sinistra». Berlusconi vede «abissali differenze» tra Lega e M5s. I primi «realmente rispettosi delle garanzie e i secondi giustizialisti e forcaioli. Forza Italia lavorerà per sconfiggere il governo con gli strumenti della democrazia».