
L’Italia gialloverde non ha una bussola, non ha un progetto di sviluppo e non ha una meta. Per questo la fiducia crolla. Assieme a una battaglia quotidiana contro questa maggioranza, è importante iniziare a costruire un’alternativa.
Per cambiare l’Italia, bisogna cambiare la sua economia. Non con piccoli aggiustamenti, ma con trasformazioni radicali, per produrre più equità e più crescita. La sostenibilità sociale e ambientale è la via maestra per costruire un nuovo modello di sviluppo alternativo a quello basato sulla distruzione delle risorse naturali (abbiamo ancora negli occhi il disastro delle migliaia di alberi schiantati in Trentino e in Veneto), garantisca alle nuove generazioni un futuro più giusto, e restituisca un’economia più competitiva perché a misura d’uomo. La cultura ambientale va intesa infatti come impegno per preservare l’ambiente e le risorse naturali, e insieme come azione utile e necessaria anche dal punto di vista sociale, perché vuol dire lavorare per città e territori più vivibili, più aperti e più coesi.
Su questi obiettivi deve fondarsi quella che ho chiamato “economia giusta”: una nuova piattaforma che coniughi il tema della crescita e dell’eguaglianza all’interno di un ripensamento del capitalismo, che con le sue contraddizioni e le sue crisi ha messo in discussione, nelle società occidentali e avanzate, le prospettive di benessere e di progresso. Questo è vero soprattutto in Italia, tra i paesi più diseguali e meno innovativi. L’economia giusta è una nuova missione da dare al PD, come impulso fondamentale al miglioramento delle condizioni materiali di vita della maggioranza dei cittadini e dell’ambiente in cui essi vivono. In questa prospettiva, condividiamo e sosteniamo la proposta dell’ASViS di inserire il principio dello sviluppo sostenibile nella Costituzione, così come hanno fatto il Belgio, la Francia, la Norvegia e la Svizzera.
Il tema dell’economia sostenibile si lega a quello della qualità urbana, alla valorizzazione delle aree naturali protette o alla rivitalizzazione delle aree interne e rurali, alla rigenerazione del patrimonio dei piccoli comuni. Un’economia giusta e sostenibile rappresenta – specie per un Paese come l’Italia – anche la più importante e solida opportunità di sviluppo e per la creazione di lavoro buono, perché mette in gioco le energie migliori del Paese, le sue intelligenze, l’utilizzo consapevole delle risorse naturali, le imprese a più alto tasso d’innovazione
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