
Il Lazio rischia di rimanere drammaticamente indietro. Il problema vero è che in questi anni è stata creata una Regione che è un baraccone che distribuisce solo soldi, ora più che mai bisogna richiamarsi al buon senso e ad un minimo di decenza nello scegliere la classe politica.
La rabbia delle persone è giustificata e accomuna una parte larga del Paese, fatta di imprenditori, ma anche di famiglie, anziani, o di bambini disabili che oggi non possono andare a scuola perché c’è un sistema di welfare che non funziona.
Per questo nei primi 100 giorni del nuovo mandato bisogna fare 4 cose fondamentali.
1. Prima di tutto costruire una rete di servizi più vicini ai bisogni dei cittadini. Come? Con una totale devoluzione di tutti i poteri verso il basso, verso i Comuni.
2. Il secondo punto è tagliare le spese. E’ possibile, come abbiamo fatto alla Provincia in questi anni.
Con l’innovazione si possono cancellare gli sprechi e migliorare i servizi.
3. Poi lanciare una rivoluzione fondata sulla trasparenza e sulla partecipazione dei cittadini alla gestione della cosa pubblica.
4. E infine bisogna far diventare il Lazio la regione più europea d’Italia. Il Lazio può avere la stessa importanza di un Paese come il Belgio, deve tornare a cogliere le grandi opportunità di sviluppo che l’Europa offre e competere nel mondo, perché non è vero che l’economia è ferma. Nel mondo la ricchezza da attrarre esiste, economie come Cina, India e Brasile cercano beni che il Lazio ha in abbondanza: turismo, qualità dei prodotti ed arte ma bisogna creare le condizioni per attrarre turisti e capitali nel nostro territorio.
Serve un nuovo patto di sviluppo, non si possono continuare a sommare provvedimenti senza una visione e quindi senza senso. La Regione deve ripartire, un’urgenza che riguarda tutte le persone di buona volontà del Lazio.
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