Salute mentale, la lettera di Nicola Zingaretti: “Disagio psicologico cresce, ma governo non fa nulla”

Bisogna ringraziare Fedez che, partendo da una sua condizione personale, ha imposto il tema del disagio psicologico nel dibattito pubblico, aggiungendo la sua voce a quella di tanti psicologi e psichiatri, genitori, insegnanti, e soprattutto ragazze e ragazze che indicano da tempo che c’è un enorme problema che va affrontato subito.

Gli studenti in Italia da mesi lanciano questo grido d’allarme. La situazione è gravissima. La bomba del Covid, assieme a una crisi drammatica di prospettive sul futuro delle nuove generazioni, ai rischi legati alle nuove tecnologie e a una rete sanitaria fragile, che non ha antenne nella società per percepire e intercettare i segnali del disagio, hanno creato un mix pericoloso.

I dati sono impressionanti. La Commissione Europea ha recentemente prodotto uno studio dove emerge che già prima della pandemia i problemi di salute mentale colpivano una persona su sei, oggi tutte le tendenze sono peggiorate. Questo porta a un disagio permanente per milioni di individui, soprattutto giovani. Nel tempo dell’esplosione dei “contatti virtuali”, la solitudine nelle relazioni sociali sembra essere la cifra del tempo presente, come conferma l’aumento esponenziale di casi di auto-isolamento di tante ragazze e ragazzi. La risposta a queste situazioni drammatiche non può essere affidata solo alla buona volontà dei genitori.

Bene dunque mobilitarsi, la petizione lanciata e le richieste avanzate. Ma qualcosa è già accaduto e non va nella giusta direzione. Le scelte dell’attuale Governo non solo non vanno avanti, ma ci portano pericolosamente tornando indietro. Nel bilancio del 2022, il Governo ha tagliato la spesa reale della sanità del 2.7% e quest’anno ha deciso di tagliarla dell’1.5%. Va detto con estrema chiarezza che con questi tagli alla spesa reale della sanità il tema della salute mentale non si affronterà mai in maniera adeguata.

Anzi, con i tagli previsti e il generale impoverimento anche della spesa sociale il problema aumenterà perché più fragili saranno i presidi di assistenza nei territori. Ovviamente questa condizione colpirà in primo luogo le famiglie di un ceto medio impoverito e quelle milioni di persone che stanno sempre di più sprofondando sotto la soglia di povertà. Non perché il tema della salute mentale riguarda solo o principalmente loro, ma perché questa parte di popolazione non ha i mezzi economici per ricorrere alle cure o assistenza necessaria.

La crescita delle disuguaglianze è anche questo, si è esclusi dal godimento di diritti costituzionale. Il bonus psicologo è stato un ottimo provvedimento d’urgenza, ma ora avremmo bisogno di ben altro: approvazione del piano nazionale per la salute mentale, assunzione di psicologi, psichiatri e neuropsichiatri infantili, apertura di un numero gratuito e pubblico di assistenza, potenziamento della rete dei consultori, costruzione di una rete territoriale di ascolto e presenza per intercettare il fenomeno. Nulla, assolutamente nulla di tutto questo si facendo. Anche per questo motivo, la destra ogni settimana si inventa un tema su cui discutere: per distrarre e nascondere la fuga dalle proprie responsabilità.

In questo caso, il governo Meloni si occupa di nuove generazioni, solo ed esclusivamente attraverso provvedimenti di ordine pubblico o addirittura giudiziari e punitivi. È un tratto caratteristico di questa destra: negano il disagio psicologico, come negano le povertà o l’emergenza climatica. Incapaci di risolverli, rimuovono i problemi.