NOTIZIE DAL PARLAMENTO

In queste settimane alla Camera dei Deputati siamo stati chiamati a votare una fiducia dopo l’altra. Da anni ormai c’è un progressivo svuotamento del ruolo del Parlamento che sta diventando sempre di più un luogo di mera ratifica e col Governo attuale si è arrivati all’apice di questo processo. La maggioranza ha poi bocciato la nostra proposta sul salario minimo, dopo mesi di rinvii e rimpalli col Cnel hanno gettato definitivamente la maschera. E intanto con la legge di bilancio l’Italia sarà più ingiusta…

L’abuso della decretazione d’urgenza e il picco storico di fiducie a novembre

In attesa dell’approvazione al Senato della legge di bilancio, abbiamo assistito alla Camera dei Deputati a una vera e propria corsa alla fiducia. A Novembre sono state poste 8 fiducie in 30 giorni, mai così tante in un solo mese. E per ora nel mese di Dicembre non è stato diverso. A tutto questo si accompagna il fatto che siamo stati spesso chiamati a voti di fiducia proprio sulla decretazione d’urgenza da parte del Governo, il cui abuso costituisce già di per sé un vulnus al ruolo del Parlamento. Come dimostrato già col tentativo di impedire agli stessi Deputati di maggioranza di porre emendamenti alla legge di bilancio, il Governo sembra avere paura della tenuta politica della  compagine parlamentare che lo sostiene. Non possiamo nasconderci che lo svuotamento del potere legislativo è in atto da tempo, è continuato con costanza sotto tutti gli ultimi Governi, ma è legittimo chiedersi se questo picco inedito non sia proprio l’antipasto del premierato che il Governo vuole proporre per l’Italia. Una riforma che, unita all’autonomia differenziata e allo svuotamento dei poteri del Presidente della Repubblica, rischia di produrre delegittimazione reciproca tra le istituzioni e più caos.

Qui una mia intervista per La Repubblica.

La destra ha gettato definitivamente la maschera sul Salario Minimo.

Dopo un’iniziale apertura da parte della Premier Meloni il Governo aveva dimostrato già nel mese di luglio tutta la sua ipocrisia sul tema del salario minimo. Non avendo il coraggio di palesare immediatamente la propria contrarietà davanti a milioni di lavoratori poveri di questo paese, hanno provato a rimandare il problema demandando al Cnel un parere sul tema. Nella prima settimana di Dicembre è stata presentata in aula una proposta di delega legislativa al Governo per trovare entro sei mesi un meccanismo per garantire “retribuzioni eque”. Nel testo nessuna menzione alla soglia di dignità dei 9 euro l’ora, al di sotto della quale continueremo sempre a ribadire che si tratta di Sfruttamento e non di lavoro. Per questo sono stati presentati 4 emendamenti unitari, da votare in aula, al maxiemendamento della maggioranza che affossa la proposta delle opposizioni, cancellando di fatto il salario minimo e la menzione a una soglia. I 4 emendamenti sono stati  firmati tra gli altri da Elly Schlein, Giuseppe Conte, Matteo Richetti, Nicola Fratoianni, Angelo Bonelli, Riccardo Magi e ricalcano la proposta unitaria originali. L’Aula della Camera ha respinto con 149 voti contrari, 111 favorevoli e 3 astenuti. La Maggioranza ha fatto una scelta chiara dicendo di sì allo sfruttamento di tante e tanti lavoratrici e lavoratori. Abbiamo deciso immediatamente, anche in aula, di cominciare la nostra protesta e continueremo a girare le strade e i quartieri per spiegare le ragioni di questa nosyra proposta sulla quale continuerà la battaglia.

In Aula al Senato una legge di bilancio fragile, di corto respiro e soprattutto iniqua.

La manovra  esaminata in questa settimana dal Senato e che approderà tra Natale e Capodanno alla Camera dei Deputati è Una Manovra senza qualità, che merita un giudizio ampiamente negativo e una bocciatura piena. 

Fragile perché costruita su previsioni di crescita fin troppo ottimistiche e finanziata largamente in deficit – 15,7 miliardi nel 2024, due terzi dei 24,2 miliardi complessivi al netto degli effetti fiscali – e pesantemente condizionata da incognite che vanno dalla dinamica dei tassi di interesse alle future regole di governance economica UE.

Di corto respiro, dato che a partire dalla proroga del taglio del cuneo fiscale, dall’accorpamento dei primi due scaglioni Irpef e dalla deduzione maggiorata Ires sul costo del lavoro incrementale, le principali misure sono finanziate solo per il 2024, non a caso l’anno delle elezioni europee. Si naviga a vista, quindi, e per interessi immediati e di parte. Senza preoccuparsi dell’ipoteca messa oggi sulle leggi di bilancio di domani, perché il rischio, evidenziato dalla Banca d’Italia, è quello di “dover ricorrere tra un anno a bruschi aumenti delle aliquote contributive o a nuovi scostamenti di bilancio”.

È una Manovra sbagliata, infine, perché è decisamente iniqua. A cominciare dalle scelte rispetto alla Sanità: le risorse aggiuntive (3 miliardi nel 2024, che diventano 4 nel 2025 e 4,2 nel 2026), saranno a malapena sufficienti a coprire i costi dei rinnovi contrattuali, mentre il dato reale è che la spesa sanitaria pubblica in rapporto al Pil diminuisce dal 6,6% del 2023 al 6,4% del 2024, livello inferiore a quello medio del quinquennio precedente la pandemia. Con la Corte dei Conti ad avvertire, per questo, che “la qualità delle prestazioni è a rischio”. Rispetto alle pensioni, poi, dopo aver gridato per anni di voler abolire la tanto odiata legge Fornero, si fa l’esatto contrario rispetto a quanto promesso: si riduce la possibilità di andare in pensione anticipatamente con Ape sociale, Opzione donna, quota 103 e si inaspriscono i requisiti per chi è interamente nel sistema contributivo, mentre vengono tagliati i futuri assegni pensionistici di oltre 700 mila dipendenti pubblici della Sanità, degli enti locali e della giustizia.

Per approfondire, questo è il link al dossier specifico sulla legge di bilancio preparato dal Partito Democratico.

Qui invece il riassunto completo del lavoro della commissione cultura e dell’aula nella ultime settimane.