impariamo a “ascoltare gli indifferenti”

Nicola Zingaretti, deputato ed ex segretario del Pd, il risultato del voto in Abruzzo segna una battuta d’arresto per il campo largo…

«In realtà conferma due cose: che uniti torniamo a essere competitivi e che c’è ancora molta strada fare. Uniti possiamo vincere, divisi sicuramente perdiamo. Casomai direi che non possiamo fermarci ad alleanze tra partiti fatte prima del voto. Dico di più, superiamo derive solo nominalistiche. Bisogna costruire con umiltà, passione, costanza e pazienza, in un rapporto continuo con la condizione umana delle persone, un’alleanza politica e sociale per proporre un’idea chiara di Paese. La strada è lunga ma penso sia quella giusta».

In Abruzzo, i 5 Stelle hanno avuto un crollo, non temete che questo possa avere delle ripercussioni e ora Conte, per non perdere ulteriori consensi, punti a siglare le intese regionali con il Pd solo quando il candidato è scelto dal Movimento?

«Penso di no. Le alleanze si fanno perché servono in primo luogo al Paese. Il problema casomai è un altro e vale in generale: nei percorsi comuni tutte e tutti si devono sentire a proprio agio. Degli esempi positivi di scelte comuni li abbiamo e fanno la differenza: penso alla battaglia sul salario minimo o a quello che dovremo fare, penso insieme, contro i tagli alla spesa reale sulla sanità o al folle taglio della destra di oltre un miliardo di investimenti del Pnrr sempre in campo sanitario. Ecco, io credo che gli elettori di tutte le opposizioni sarebbero delusi se su questi temi concreti, che cambiano la vita, si andasse in ordine sparso».

Tra le forze di opposizione c’è chi guarda con diffidenza Azione e Italia viva perché in alcune regioni potrebbero fare accordi con il candidato del centrodestra… Anche lei la pensa così?

«Io ovviamente non me lo auguro e penso che gli elettori premino sempre le forze più unitarie. Ma anche qui non enfatizziamo le divisioni, ricerchiamo e valorizziamo le convergenze. Abbiamo idee diverse ma una missione comune, costruire l’alternativa alle destre, offrire una credibile speranza al Paese che amiamo. Allearsi con la destra è una contraddizione, perché i problemi li denuncia ma non li risolve. La rabbia aumenterà e dovremo farci trovare pronti per dare a quella rabbia una via d’uscita democratica. Per questo Elly Schlein fa bene a tenere dritta la barra su due aspetti: contenuti chiari e cultura unitaria. E nel voto positivo al Pd anche nelle elezioni regionali questa strategia è stata premiata. Se il confronto si basa su questo, sarà vero e concreto, non ideologico o politicista. Questo può far tornare uno spirito positivo di speranza e, quindi, di partecipazione».

Zingaretti, le elezioni nel nostro Paese dimostrano che l’astensione è un altro dato importante su cui i partiti farebbero bene a riflettere con attenzione.

«Ed ecco un altro motivo che ci porta a dover costruire in un processo vero e partecipato una proposta nuova, unitaria e credibile che parli a chi la speranza l’ha persa. Parafrasando Gramsci direi che dobbiamo imparare di più ad “ascoltare gli indifferenti” capirne le ragioni e riportarli a incidere nel conflitto democratico».

La competitività, che pure resta, tra Partito democratico e Movimento 5 Stelle non è forse dovuta anche al fatto che assai probabilmente Elly Schlein e Giuseppe Conte si contenderanno la leadership del fronte delle opposizioni in un prossimo futuro? Chi la spunterà secondo lei?

«Quando ci sarà qualcosa da guidare affronteremo anche questo tema. In realtà oggi a me sembrano molto più uniti di quanto si pensi su un obiettivo comune: costruire l’alternativa rispettando e facendo incontrare le diversità. È un processo lungo ma in tutte le opposizioni in realtà questo obiettivo cresce».I vostri eletti in Abruzzo sono tutti uomini. Non è un brutto segnale, soprattutto per un partito che è guidato da una donna?

«Certo che lo è. Conferma quanto l’assunzione del tema del valore delle differenze di genere debba essere un impegno quotidiano senza distrazioni. Ma è un dato che non fa giustizia della realtà di questi anni e dell’impegno, anche grazie alla conferenza delle donne, che ha trasformato in meglio il Partito democratico anche su questo».

Al Senato, la Lega ha presentato un emendamento sul terzo mandato dei presidenti di Regione e, a sorpresa, anche uno, poi ritirato, sui ballottaggi, ma le altre forza della maggioranza non erano dello stesso avviso…

«Il centrosinistra viene raffigurato sempre come uno schieramento non unitario, ma noi siamo proprio sicuri che le divisioni siano il problema delle opposizioni? Anche le polemiche di ieri al Senato indicano che il collante della destra è sempre più il potere e sempre meno la condivisione di un progetto. E il prezzo di questa situazione lo paga l’Italia».

intervista di Maria Teresa Meli pubblicata giovedì 14 Marzo sul Corriere della Sera