Mobilitiamoci per attuare la Costituzione, costruiamo un’Europa più forte e più umana.

«Vannacci? Bisognerebbe ignorarlo, è la conferma che a Salvini non importa nulla degli italiani oltre a essere l’esempio del fallimento della destra che non governa i problemi, li cavalca». Nicola Zingaretti, l’ex segretario del Pd, deputato, è candidato alle Europee. Si rimette in gioco, su insistenza di Elly Schlein: «Perché? Perché non basta indignarsi, bisogna mobilitarsi».

Zingaretti, si troverà il generale Vannacci come sfidante perché la Lega lo ha candidato capolista al Centro, dove lei corre per il Pd. Se lo sarebbe immaginato?

«Vannacci bisognerebbe ignorarlo. È l’ennesima conferma che a Salvini degli italiani non importa nulla e pensa solo a raccattare quattro voti. Vogliono del resto distrarre l’Italia dal fallimento della destra. Vogliono l’autonomia differenziata e prendono a modello Benito Mussolini che aveva i potestà nei comuni, una confusione da frullatore. Di fallimento dobbiamo parlare, perché la destra ha diviso l’Italia, l’ha resa più ingiusta e il peggio deve ancora venire».

Tuttavia nel “mondo al contrario” di Vannacci ci sono le classi speciali per i disabili, Mussolini statista, l’italianità rappresentata dalla pelle bianca e le idee su migranti, gay. Con questo si dovrà confrontare in campagna elettorale.

«No. Guardi, non c’è un “antivannaccismo” da coltivare, perché faremmo un regalo a una persona spregiudicata. Sulle classi speciali per disabili le parole del ministro Valditara sanno di ipocrisia perché il suo partito chiede i voti su una linea opposta. Per difendere la democrazia il programma più efficace è attuare la Costituzione, quindi creare lavoro, buona sanità gratuita, garantire il diritto allo studio, difendere buoni salari e assicurare gli stessi diritti. Sono questi principi nell’articolo 1, nel 3, nel 32, 34 e 36 della Carta. Quello che il fascismo, con la violenza, ha negato agli italiani».

La Lega si è divisa sul generale, il ministro Crosetto ironizza, però i meloniani ne temono il traino di consensi. È Vannacci il volto più autentico della destra?

«È il segno della confusione che sta impedendo alla destra italiana di governare per il bene comune del Paese. Loro governano per i loro elettorati. L’Italia sta pagando, e pagherà, un prezzo immenso».

Però sono i troppi malumori dei cittadini la benzina dei populisti che perciò raccolgono voti?

«I populisti raccontano i problemi e li cavalcano, poi quando governano quei problemi non li risolvono. Attaccano le istituzioni individuandole come capro espiatorio».

Le Europee sembrano più una sfida di politica interna che per l’Europa?

«No, non direi. Si continua a sostenere che l’Europa è assente. In parte è vero. Ma la colpa dell’assenza è proprio dei nazionalismi e degli egoismi che non vogliono l’Europa e che la frenano, la mortificano. Questo è grave perché quando i nazionalismi hanno vinto, hanno portato alla guerra che è il vero pericolo del presente».

Quindi cosa fare?

«Dobbiamo realizzare una Europa più protagonista che con grandi riforme superi ad esempio, il diritto di veto; aumentando il bilancio, metta in campo politiche sociali, una politica estera. E poi una Europa più umana che crei giustizia per le persone e per il pianeta. La “nostra” Europa può esistere e lo abbiamo visto con il Next Generation Eu, l’Europa che crea lavoro contro lo sfruttamento, che promuova la pace contro la guerra, che difende i diritti umiliati dai nazionalismi».

Ma a lei, chi gliel’ha fatto fare di rimettersi in gioco per l’Europarlamento?

«Mi ha convinto Elly Schlein e la ringrazio: la posta in gioco è alta. Indignarsi è giusto, però non basta. Bisogna mobilitarsi. Ricordo quando con David Sassoli discutevamo dello spauracchio di Marine Le Pen presidente dell’Europarlamento: abbiamo combattuto per ribaltare quelle previsioni e ci siamo riusciti e David diventò il presidente del Parlamento europeo. Lo racconto per dire a chi vive con malessere quest’aria pesante che c’è in Italia, che la mobilitazione di tutte le forze democratiche nel Paese farà la differenza».

E però il Pd, alle prese con le liti e gli agguati dei 5Stelle, è in grado di mobilitarsi, in primo luogo contro l’astensione?

«Riaccendere la speranza è il primo obiettivo perché milioni di persone non vanno più a votare avendo perso la speranza che le cose possano cambiare in meglio. Poi il Pd fa bene in modo testardo a essere la forza unitaria delle opposizioni. Il giorno dopo le Europee la questione politica sarà come costruire una visione comune alternativa alla scempiaggine della destra. Noi ci faremo trovare lì con la nostra forza».