Zingaretti: «Così faremo chiarezza. La destra ha preso una deriva autoritaria

Nicola Zingaretti, che impressione le ha fatto sentire Meloni evocare un complotto ai suoi danni?
«Un’ impressione di debolezza e furbizia. Se è vero bisogna dire chi, se non è vero è una scusa per distrarre. Ma in realtà è una tattica consolidata di questa destra populista».

In che senso?
«È il metodo della “mezza verità”. Un mix di bugie per nascondere i fallimenti, accuse a tutti per creare nemici e vittimismo per creare simpatia. Sono costretti a fare così perché il populismo raccoglie voti cavalcando i problemi, ma se governa quei problemi non li risolve, spesso li aggrava. È stata una conferenza stampa per rassicurare la destra più che sul futuro dell’Italia».

Quali temi non ha affrontato la premier?

«Sfido chiunque a dirmi quali provvedimenti sono stati indicati per rilanciare le nostre imprese. Non ha spiegato a quale modello di sviluppo dobbiamo puntare o come la rivoluzione digitale cambierà la nostra vita. Nessuna idea per aumentare la nostra competitività. Terribile la rimozione totale degli effetti delle scelte politiche che hanno fatto nel campo della coesione sociale. Le disuguaglianze e le solitudini aumentano ma la destra ha dimenticato che anche loro sono lì per attuare l’articolo 3 della Costituzione: la Repubblica rimuove gli ostacoli che impediscono la realizzazione della persona. Gli ostacoli li aumentano creando disperazione e indebolendo il Paese. Ma ripeto, Meloni ha come principale problema quello di tenere insieme i suoi su un approccio spesso ideologico».

Secondo lei perché?

«Pochi hanno notato, nel discorso ad Atreju, l’omaggio a Berlusconi sul fatto che è stato l’inventore e il garante del centrodestra per 30 anni. Ed è vero, in gran parte è stato così. Se, a differenza del centrosinistra, non si sono mai divisi il merito è stato in gran parte di Berlusconi che ogni volta ha inventato le formule più diverse per rimanere uniti. Ma questa constatazione è anche un elemento di grande debolezza della destra . Berlusconi non c’è più e questo si vede nella deriva estremista di molte posizioni e nel ricorrere alla paralisi per restare uniti».

Meloni ha ribadito che punta al premierato.

«Nella democrazia ci sono le regole, i giocatori e l’arbitro. Il presidente della Repubblica è l’arbitro. Che la destra italiana rilanci una riforma delle regole che parte colpendo l’arbitro è inquietante».

Meloni ha un problema di classe dirigente?

«Che ci sia un problema serio di qualità della classe dirigente è scritto nella storia di questi mesi e credo lo pensi anche Meloni e in parte lo ha pure detto. Il problema è il rifiuto o l’incapacità di trarne le conseguenze e mandare a casa chi è inadeguato. Troppo spesso emerge un’idea “proprietaria” dello Stato. Ho vinto, l’Italia è mia e faccio quello che voglio. È una forma goffa di arroganza del potere. Dannosa perché rivela una predisposizione non a “servire” l’Italia ma a “servirsene” per i propri scopi».

Meloni si è scelta Schlein come avversaria…
«Schlein è la leader del principale partito di opposizione. Meloni non si è scelta nulla. Noi dobbiamo continuare a lavorare per mettere in campo un progetto alternativo di sviluppo del Paese. Questo vuol dire parlare a tutta l’Italia con nostre proposte chiare e con una tensione unitaria che il Pd in questi mesi ha avuto più di altri, e questo è un merito di Schlein».

A che servirà un confronto tv tra Schlein e Meloni?
«Aiuterà a fare chiarezza sull’ esistenza di due modi di vedere e affrontare i problemi. C’è chi contro lo sfruttamento dei lavori sottopagati propone il salario minimo e chi dice no. Chi nega sia un problema che l’inflazione abbia colpito soprattutto le famiglie meno abbienti, e chi ne fa come noi il motivo delle proprie politiche. Le imprese chiedono meno burocrazia e l’Italia è impantanata da mesi sull’autonomia differenziata. Il Paese per farcela ha bisogno di unità, di unire il Nord e il Sud, le generazioni, le imprese e il lavoro. La destra divide Nord e Sud, ricchi e poveri, giovani e anziani. Il confronto sarà utile».

Schlein si candiderà alle Europee?
«L’Europa da tempo non è solo tema di politica estera. I destini italiani sono intrecciati a quelli europei. Oggi la priorità è avanzare una proposta di futuro a tutto il Paese sapendo che un’Europa più forte, democratica e unita è la condizione per affrontare i problemi di oggi ed esistere nel futuro. L’opposto delle bugie dei nazionalisti. Questa prospettiva parla anche a tanti elettori ora marginalizzati nell’attuale alleanza della destra. In questo quadro affronteremo anche il tema delle candidature ed Elly su questo farà le scelte che si riterranno più forti».

Intervista a cura di Maria Teresa Meli, pubblicata sul Corriere della Sera il 6 Gennaio 2024